ImmersioneinCucina torna a parlarvi di cucina latino americana una semplice ma gustosa zuppa di fagioli e mais della tradizione gastromica cilena che prende il nome di porotos granados -letteralmente fagioli sgranati- .
Abbiamo riprodotto questa ricetta utilizzando ingredienti locali, usando dei fagioli borlotti freschi i quali riportano la nostra Francisca a un ricordo indelebile di infanzia: la pratica dello sgranare questo legume insieme alla abuela e ai suoi fratelli.
La zuppa denominata porotos granados è uno dei piatti che si usa preparare per la ricorrenza del 18 Settembre, quando il Cile celebra l’indipendenza dalla Spagna.
In tutto il Paese, infatti per la festa nazionale vengono allestite sagre eno-gastronomiche conosciute con il termine las fondas in cui si preparano i piatti tipici della cucina cilena: non mancano maiempanadas, choripan (panino con la salsiccia piccante preparata con una varietà di peperoncino indigeno), antichucos (spiedini di carne) condito con vino, birra e pisco (alcolico nazionale) e varianti.
porotos granados, ingredente base per la ricetta: fagioli borlotti freschi
POROTOS GRANADOS, CHE INGREDIENTI USARE? per 4 persone
400 gr. fagioli borlotti
1 pannocchia di mais
1 pomodoro cuore di bue
1 cipolla media di tropea
qualche foglia di basilico
peperoncino q.b
sale q.b
pepe q.b.
Noi abbiamo usato il peperoncino tipo merken, frutto delle coltivazioni indigene cilene e presidio Slow Food comprato direttamente in Cile ma si può usare benissimo un peperoncino locale piccante o in qualche negozio etinco di specialità latinoamericane nella vostra città.
porotos granodos, punto 3 della ricetta.
POROTOS GRANADOS, COME SI FA?
Sgranare i fagioli e sbollentare i fagioli per circa 10 minuti. Tenete da parte l’acqua di cottura.
Tagliare le verdure e preparate il soffritto di cipolla, pomodoro e peperoncino.
Aggiungere i fagioli e coprirli con l’acqua tenuta da parte precedentemente e cuocere per circa 30 minuti.
Nel mentre sgranare la pannocchia di mais, utilizzate un tagliere e un coltello resistente prestando molta attenzione.
Aggiungere i chicchi di mais e il basilico ai fagioli, cuocere ancora per circa 10 minuti.
Aggiustare di sale e pepe. Controllare la nota piccante, è fondamentale il retrogusto del peperoncino per la buona riuscita di questo piatto
Nella ricetta originale da non dimenticare l’aggiunta della zucca, se è stagione o ne avete un pezzo in freezer potete aggiungerla quando iniziate a cuocere i fagioli. Altrimenti evitate, perché come consigliamo sempre per la salute del nostro pianeta seguire le stagioni nella propria alimentazione è fondamentale.
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La passata o salsa di pomodoro si prepara in estate quando il sole matura i frutti e li rende saporiti e succosi per farne il sugo che poi si gusterà per tutto l’inverno.
Noi di ImmersioneinCucina siamo orgogliosi di continuare un rito famigliare pluridecennale che si protrae di generazione in generazione. Generalmente in un fine settimana di fine Agosto ci si riunisce in famiglia o con l’aiuto di qualche amico per dare per dare vita, in allegria, al rito della passata di casa.
La sua preparazione è molto semplice anche se il procedimento è laborioso e richiede tempo. Preparare da sé, cioè artigianalmente in casa, la salsa di pomodoro con materia prima locale dà molta soddisfazione e ha molteplici vantaggi: condire le pietanze con nostro sugo sano, genuino e saporito, risparmiare sul costo di una singola bottiglia di sala e ridurre il danno ambientale sul pianeta in termini di inquinamento -energia di produzione industriale, trasporto, contenitori per il confezionamento e via così-
piccole regole fondamentali
1.materia prima di qualità
2.sterilizzazione dei contenitori vuoti e bollitura degli stessi (vasetti e/o bottigliette di vetro) contenenti la passata.
3.conservazione in un luogo fresco e al riparo dalla luce. Ciò garantisce il mantenimento della salsa per oltre un anno.
LA SALSA DI POMODORO, UN GUSTO TUTTO ITALIANO!
La passata di pomodoro è una delle conserve più preparate in Italia, specialmente nelle regioni meridionali del Bel Paese, dove il suo largo uso quotidiano ne ha fatto la regina delle salse di condimento. Il pomodoro ideale con cui si prepara la salsa è San Marzano -il re dei pomodori– le cui origini vanno ricercate nel territorio della Costiera Amalfitana ed è il risultato dell’incrocio di due di due varietà locali di pomodori . Grazie a questa intuizione di circa un secolo e mezzo fa, oggi possiamo beneficiare e gustare di questa eccellenza tutta italiana.
In alternativa, può facile da trovare a livello locale, si può usare la varieta di pomodoro Perino. Pomodoro dalle piccole dimensioni dal sapore eccellente, dolce e arromatico e molto adatto alla preparazione di salse e sughi per la sua resa.
salsa di pomodoro di Immersioneincucina, fase di lavatura della materia prima.
LA PASSATA DI POMODORO CRUDA
Lavate molto bene i pomodori e metterli in un grande contenitore.
Procedere all’incisione degli stessi, con due tagli a croce, sulle punte e poco alla volta, metterli in acqua bollente per un paio di minuti.
Togliete dalla pentola i pomodori sbollentati con una ramaiola (grosso cucchiaio usato per scolare) e metteteli in un colapasta per fare perdere eventuale acqua.
Passarli con la macchina elettrica apposita (se non l’avete va bene il passa verdure), facendo colare il sugo in una pentola d’acciaio e le bucce in un altro contenitore. Le bucce vanno ripassate nella macchinetta per ricavarne altra preziosa passata.
Salare e mescolare la salsa ottenuta e verificarne la densità. Se la passata è ancora liquida è necessario filtrarla con un colino a maglie strette per eliminare l’acqua in eccesso e la farla addensare sul fuoco fino a raggiungere la consistenza desiderata.
Nel frattempo procedere con la prima sterilizzazione contenitori facendoli bollire in acqua per circa 30-40 minuti per poi procedere a imbottigliare.
Mettete all’interno di ogni vasetto sterilizzato 1-2 foglie di basilico, riempite con la passata e chiudete ermeticamente gli stessi.
Si termina mettendo i contenitori con la salsa in una pentola capiente, sistemando sul fondo e tra i vasetti dei canovacci che ne impediranno la rottura durante la cottura. Questo procedimento è fondamentale e delicato. Riempire con acqua calda fino all’orlo i contenitori e lasciate bollire per circa 30 minuti dall’inizio del primo bollore. Lasciateli raffreddare nella loro acqua di cottura per almeno una notte, il suono autonomo clik clak è segno che i contenitori hanno concluso il procedimento.
Una volta che i contenitori si sono reffreddati verificate che il sottovuoto sia stato fatto correttamente. Se, premendo il tappo, lo stesso non è rigido sta a significare che il sottovuoto NON si è formato correttamente. In questo caso o si cambia il tappo e si ripete l’operazione o la salsa va usata in breve.
salsa di pomodoro di ImmersioneinCucina, fase (n.4) di spremitura del pomodoro
LA PASSATA DI POMODORO COTTA E I PELATI
Nel primo caso prepariamo un battuto di verdure: cipolle, carote, sedano e aglio. Si fanno soffriggere lentamente in olio EVO e poi si unisce la passata e il sale e si cuoce per circa 40 minuti. Si versa nei contenitori e si procede per il sotto vuoto. In questo modo abbiamo un condimento già pronto da usare direttamente sulla pasta che desideriamo.
salsa di pomodoro di ImmersioneinCucina, i pelati.
Nel secondo caso quando i pomodori sono lavati e sbollentati si toglie loro la buccia (che va passata nello spremi pomodoro), quindi si pongono direttamente in grossi contenitori a imboccatura larga con dentro 2 foglie di basilico. Si preme leggermente per togliere aria e si riempiono fino a 1 cm dall’imboccatura. Si chiudono ermeticamente e si passa alla bollitura per 20-30 minuti per il sotto vuoto.
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ImmersioneinCucina vi propone il Gelo di Anguria o meglio “u gelu ri muluni” per dirla nel dialetto siciliano.
La gelatina di anguria infatti è un tipico dolce della maggiore isola italiana, in particolare a Palermo è tradizione prepararlo a Ferragosto.
L’origine della ricetta si è persa nel tempo ma numerosi ingredienti -la cannella, il pistacchio, il cacao e il gelsomino- portano a suppore che sia arrivata nell’isola con gli arabi nel XI sec. d.C. Secondo alcuni invece la preparazione è merito della prima migrazione albanese in territorio siculo, a partire dal secolo XV sec. d.C che avrebbero importato la coltivazione dell’anguria e conseguentemente l’influenza della loro cultura gastronomica.
IL GELO DI ANGURIA, UN DOLCE CHE SA DI FRESCO.
Questo dolce al cucchiaio è un dessert davvero speciale, ideale per concludere cene estive e placare l’arsura agostana.
L’anguria, principale materia prima di questa ricetta, per le sue virtù dissetanti dà a questo preparazione il gusto dolce ma nello stesso tempo rinfrescante, un aspetto gradevole di un bel rosso intenso e una consistenza amabile che scioglie in bocca al primo assaggio.
per ma anche per il profumo che emana derivante dagli aromi in cui viene intrisa la polpa dell’anguria: con essenza di gelsomino e cannella.
ma andiamo alla nostra ricetta!
GELO DI ANGURIA, CHE INGREDIENTI USARE? per 8- 10 bicchierini (dipende dalla grandezza dei bicchieri o delle coppette)
Noi non gradiamo la cannella e abbiamo interpretato in chiave genovese la ricetta usando l’acqua di fiori d’arancio al posto del gelsomino, il risultato è stato notevole.
Sta alla vostra fantastia come confezionare il vostro gelo di anguria, se avete le forme adatte potete sbrizzarirvi. Ad esempio noi l’abbiamo fatto anche in versione a spirale o a gelatino, dipende dall’occasione in cui vorrete servirlo a tavola.
Gelo di anguria a gelatino by ImmersioneinCucina
per il gelo d’anguria
1 litro di succo di anguria ( corrisponde a circa 2,5 – 3 kg di anguria con la buccia)
10 gr di zucchero semolato
80 gr di amido di mais
Per aromatizzare
3 cucchiai di Acqua di fiori d’arancio
cannella in polvere Q.B. (facoltativa)
Per chi preferisce usare il gelsomino, lasciare macerare per 24 ore in mezzo bicchiere d’acqua, circa 15 fiori.
Per guarnire
pistacchi di Bronte tritati
gocce di cioccolato fondente
gelo di anguria a spirale by ImmersioneinCucina
GELO DI ANGURIA, COME SI FA?
Tagliare l’anguria a fette per facilitare l’operazione, togliere la buccia esterna e poi farla a pezzettini. Metterla nella centrifuga. Recuperare il succo che dovrà corrispondere ad 1 chilo o 1 litro di liquido. In alternativa, se non avete la centrifuga, procedere manualmente: togliere i semi manualmente dai pezzi di anguria e utilizzare un passa pomodoro o frullatore per ricavate il succo d’ anguria, poi filtrarlo lo stesso con un colino.
In una casseruola a bordi alti versare il succo d’anguria e setacciarvi sopra lentamente l’amido di mais ed infine lo zucchero. Quando il preparato è amalgamato, unire una parte di acqua di fiori d’arancio e mescolare.
Mettere la pentola sul fuoco e portare a bollore, continuando a mescolare per evitare i grumi e facendo attenzione a sciogliere bene l’amido. Spegnere il fuoco non appena il liquido si sarà addensato (circa 5 – 6 minuti).
Assaggiare ed aggiungere, eventualmente, ancora altri 20 grammi di zucchero. La dose dello zucchero dipende dalla dolcezza dell’anguria.
Aggiungere il resto dell’acqua di fiori d’arancio e due cucchiaini da caffè di cannella se piace. Amalgamare il tutto.
Non appena il gelo si sarà intiepidito versarlo nei contenitori e porli in frigorifero per circa 4 – 5 ore. Meglio dalla sera precedente.
Togliere dal frigo, guarnire con le gocce di cioccolato e il trito di pistacchi. Servire il vostro gelo direttamente nei recipienti in cui avete versato il preparato oppure capovolgerlo dallo stampino su un piattino, Cospargere con granelli di pistacchio e gocce di cioccolata decorando anche i bordi del piatto.
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Dopo la ricetta cilena delle sopaipillas oggi vi proponiamo una preparazione della cucina italiana in grado di unire la tradizione della pasta fresca casalinga con la stagionalità della zucca per un piatto goloso e alla portata di tutti: i ravioli di zucca in letto di burro con amaretti e parmigiano.
La zucca è la verdura autunnale che noi di ImmersioneinCucina preferiamo, grande simbolo della biodiversità e protagonista di mille usi in cucina.
I RAVIOLI, LA PRIMA PASTA FRESCA DELLA STORIA ITALIANA.
La ricetta dei ravioli ripieni di zucca ha origini antiche. Nasce nel lontano Rinascimento italiano -nella zona tra Mantova e Cremona- quando i coloni spagnoli dalle Americhe iniziarono a portare lepiante dal Nuovo Mondo. Velocemente diventa un piatto delle feste come ci testimonia il libro De Arte Coquinaria del 1465 di Mastro Martino .
Il raviolo è l’unica pasta fresca ripiena di cui si abbia notizia già dal XII-XII secolo d.C. La sua storia, tutta italiana, ha conosciuto nei secoli varie preparazioni. E’ un tipo di pasta molto duttile e che si presta ad un infinità di ripieni e sughi o salse.
Una delle leggende che si tramandano sui ravioli – ed quella che ci affascina di più- racconta che l’idea del raviolo nacque a Gavi Ligure, quando questo paese-roccaforte apparteneva alla Repubblica di Genova, ad opera di un cuoco che portava il nome omonomo. E in effetti proprio in quel tempo i commercianti genovesi iniziano a diffondere la così detta pasta di Genova nei territori circostanti alla Liguria.
Nei secoli passati la pasta fresca non era una preparazione riservata alle elitè, come si potrebbe facilmente pensare, riprodotta invece anche nelle famiglie più povere nei giorni di festa e nelle occasioni particolari. Ed è anche proprio per questo che i ravioli -solo ultimamente riprodotti industrialmente- percorrono tutta la penisola italiana.
Basti pensare alle numerose denominazioni che ritroviamo nelle regioni italiane, da nord a sud, e che si rifanno alla stessa tipologia di prodotto: in Piemonte agnolotti, agnolino nella zona di Piacenza e Parma, marubino a Cremona, tortello in Emilia e Lombardia, pansoti o pansotti in Liguria, capellaccio nel ferrarese, tordello o turdelo in Toscana e così via dicendo fino ad arrivare in Sicilia.
Ma veniamo alla nostra ricetta!
Ravioli di zucca in letto di burro con amaretti e parmigiano di ImmersioneinCucina, chef Francisca mentre stende la pasta -fase 5 della ricetta-
RAVIOLI DI ZUCCA, CHE INGREDIENTI USARE? (per 4 persone,10 ravioli a testa)
Per la pasta fresca
I ravioli si possono formare di distinte misure e forme, tondi come abbiamo fatto noi o a forma quadrata, piccoli, medi o grandi. Dipende dalla vostra fantasia e dal coppa pasta o altri strumenti che avete in casa.
400 grammi di farina
2 uova intere
2 tuorli
1 bicchiere di vino bianco secco
Sale q.b
Per il ripieno
350 grammi di zucca
6 amaretti secchi
Sale, pepe e parmigiano q.b
Condimento
il condimento dei ravioli va molto a gusto personale. Noi consigliamo almeno 50 gr. di burro per creare un buon letto cremoso per accogliere la pasta. Il parmigiano va dosato a seconda della stagionatura del pezzo di uso, ricortatevi che più è invecchiato più ha un sapore pungente e salato e conseguentemente l’uso degli amaretti va ad equilibrare il piatto dando il gusto dolce.
Burro q.b.
Parmigiano q.b
Amaretti morbidi q.b.
Attrezzatura da cucina
mattarello e spianatoia
coppa pasta o taglia pasta
tritatutto
passapatate o schiaccia verdure.
Ravioli di zucca in letto di burro con amaretti e parmigiano di ImmersioneinCucina, preparazione della pasta fresca -fase 6 della ricetta-
RAVIOLI DI ZUCCA, COME SI FA?
Per preparare questa ricetta noi abbiamo usato un mix di grani antichi, è consigliabile usare una zucca mantovana dalla polpa più asciutta o comunque una tipologia dalla polpa farinosa, utilizzare parmigiano reggiano non troppo giovane e un burro di alta qualità.
Pulite e tagliate la zucca a pezzettoni.
Cuocete la zucca avvolta nella stagnola per 20/30 minuti a 200° gradi. In questo modo essa perde meno acqua e rimane piú compatta.
Una volta cotta, scaccate la buccia dall’ortaggio e passatela nel passa patate.
Calcolate 1/3 di amaretti dal totale di uso e conservateli per condire i ravioli a piatto pronto. Il resto tritateli, aggiungete il preparato di zucca, mescolate e procetete a condite il composto con parmigiano, pepe, e sale fino ad ottenere il giusto equilibrio tra dolce e salato.
Per preparare la pasta fresca predisponete la classica forma a fontana di farina , aggiungete all’interno due uova intere e due tuorli , mescolate e poi piano piano aggiungere il vino bianco e il sale. Impastate per qualche minuto finchè non risulti un impasto liscio. Copritelo con la pellicola alimentare e lasciatelo riposare per almeno 30 minuti in frigo.
Tirate la pasta finché non vi risulti sottile, dopo di chè procedete con un coppa pasta o taglia pasta o al massimo con un bicchiere per ricavare tanti cerchi medi. A questo punto disporre al centro piccole quantità di ripieno di zucca sulla metà dei ritagli di pasta precedentemente ricavati e copriteli con gli altri.
Cuocere la pasta in acqua bollente salata e oliata per pochi minuti.
Saltate in padella amplia la pasta nel burro e condire nel piatto con una generosa manciata di parmigiano e sbriciolate un numero (non eccessivo) di amaretti a vostro piacimento .
Ravioli di zucca in letto di burro con amaretti e parmigiano di ImmersioneinCucina, piatto pronto e servito.
Consigli di cucina
Al momento di formare i vostri ravioli è essenziale chiudere con le dita bene i bordi dei vostri ravioli alla perfezione affinché non si disperda il contenuto durante la cottura. Alternativamente potete anche stendere la pasta per interno, tagliarne due filoni con i taglia pasta, riempire una parte e coprirla con l’altra metà.
Oggi ImmersioneinCucina vi propone un’altra ricetta della cultura gastronomica dei paesi hispano-americani: las sopaipillas. Per questa ricetta, abbiamo preso ispirazione direttamente dal ricettario della abuela di Francisca, che da buona cilena aveva questa tradizione nel sangue. Las sopaipillas nelle case cilene sono una preparazione a base di zucca, una frittella piatta e circolare.
Nei ricordi di Francisca il freddo e le giornate piovose sono sinonimo di sopaipillas, che in Cile si trovano in vendita nei tipici carritos lungo la strada fritte o al forno, salate o dolci. Spesso accompagnati con zucchero, la chancaca – salsa locale aromatizzata con cannella e bucce d’aranci – ma anche con manjar (mou) o con salsa di avocado.
PILLOLE DI STORIA
Questo pane fritto – diventato oggi giorno uno dei più diffusi street food latinoamericani – in origine veniva preparato dagli indigeni araucani del Cile per onorare un uccello della regione del sud del Paese, si ritrova anche in Andalusia ai tempi dell’occupazione araba (XV sec). Le due tradizioni si unirono poi con la conquista dell’America e con il tempo la ricetta si diffuse nei vari Paesi del continente facendo nascere le varianti. In particolare questo preparato, oltre che in Cile e nel sud della Spagna, si riproduce anche in Argentina, in Uruguay, Paraguay e in Perù e negli Stati Uniti in Texas e in New Mexico.
Ma vieniamo alla nostra ricetta!
las sopaipillas di ImmersioneinCucina, dalla tradizione gastronomica latinoamericana.
LAS SOPAIPILLAS CHE INGREDIENTI USARE? (per circa 12 sopaipillas)
440 gr. zucca netti, già pulita
30 gr. burro
200 gr.
sale q.b.
olio di semi per friggere q.b.
Attrezzatura da cucina
passapatate
almeno un coppa-pasta
las sopaipillas di ImmersioneinCucina, passaggio n.2.
LAS SOPAIPILLAS, COME SI FA?
Coprite con l’acqua la zucca e cucinatela per circa 20-30 minuti. E’ cotta quando risulta morbida.
Una volta cotta la zucca intrudurla nel passapatate. Versate il purè ricavato in una ciotola e aggiungere a poco a poco la farina. Bisogna aggiungere quest’ultima finché la zucca non l’assorbe, tutto dipende da quanta acqua contiene l’ortaggio. Questa è la base del impasto con cui andrete a formare la vostre sopaipillas.
Sciogliere il burro in un pentolino e aggiungetelo al lavorato precentente insieme al sale. Continuare ad impastare finché non risulti un preparato morbido.
Stenderte l’impasto, che non deve essere troppo sottile, e con un coppapasta ricavate dei dischi di pasta di circa 1/2 cm . Con una forchetta bucherellarli.
Friggere i vostri dischetti di pasta pochi minuti per lato a 180 C°. Devono risultare ben dorati.
Potete degustare le sopaipillas semplicemente con del sale o dello zucchero oppure accompagnarle con altri cibi a seconda del vostro gusto a mo di pane.
las sopaipillas di ImmersioneinCucina, piatto pronto.
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E’ arrivato l’autunno, tempo di coccolarsi con piatti caldi. Questa stagione oltre ad essere la regina di zucche, castagne e funghi fornisce ancora, per il mese di Ottobre, gli ultimi fichi. Con il qualeImmersioneinCucina vi propone una ghiotta ricetta: il risotto con fichi e salame.
I FICHI, UN DONO GRADITO.
Giorni fa siamo andati a trovare un conoscente sulle alture genovesi che ci ha fatto un dono magnifico, una cesto di fichi del suo orto.
ImmersioneinCucina ha deciso di onorare questa materia prima preziosa preparando un risotto secondo secondo un classico accostamento popolare della gastronomia italiana: fichi e salame.
Per questa ricetta abbiamo usato due varietà di fichi, il verde Dottato – dal sapore mielato- e il nero Brogiotto -molto aromatico- in più un salame locale che prende il nome dal luogo di produzione, Sant’ Olceseche è un paese nell’entroterra della provincia di Genova.
I fichi sono un gioiello di biodiversità, nel nostro Paese crescono dovunque, in particolare in Puglia e in Abruzzo. Ci sono molte varietà: il nero con il cuore rosso, il verde con polpa rosata, il blu violaceo con interno rosso vivo, il verde con polpa gialla e via così. E’ affascinante e gustoso cercarli e assaggiali tutti!
IL FICO, SIMBOLO ALIMENTARE DELLE CIVILTA’ MEDITERRANEE
Questa inflorescenza – ebbene sì non è un frutto come molti pensano- cresce tra Agosto e Ottobre ed è un prodotto noto fin dall’antichità tipicamente mediterraneo.
Il fico era considerato afrodisiaco già dagliantichi greci e la pianta era venerata come sacra poiché reputa simbolo di fertilità anche dagli antichi romani. In passato era di buon auspicio per le coppie, in particolare quelle poco fertili, staccare le foglie dall’albero di fico e metterle sotto il cuscino.
Risotto fichi e salame di ImmersioneinCucina, ingredienti.
RISOTTO FICHI E SALAME, CHE INGREDIENTI USARE? (preparazione per 4 persone)
360 gr. riso carnaroli
150 gr. salame di Sant’Olcese o di carne grassa.
20 fichi
1 cipolla tropea (facoltativa)
1/2 bicchiere di vino bianco
60 gr. burro
brodo vegetale q.b.
sale q.b.
RISOTTO FICHI E SALAME, COME SI FA?
Il segreto di un buon risotto è la constante “irrigazione” di liquido durante la cottura altrimenti il riso si brucia e si attacca alla padella. Per la buona riuscita del risotto è anche importante usare il recipiente di cottura adatto , noi consigliamo una pentola ariosa e bassa in modo che riusciate a gestire il risotto in tutti i suoi passaggi.
Tenete i quattro fichi più belli esteticamente, uno per piatto, da parte. Vi serviranno per la decorazione del piatto pronto.
Tagliate una parte di fichi a tocchetti e gli altri solo in quattro. Tritare la cipolla e procedete a fare una dadolata anche con il salame.
Fate sciogliere il burro in una pentola con la cipolla, aggiungere il salame e dopo 1-2 minuti unire il riso. Quando questo ultimo sarà diventato lucido aggiungere il vino e farlo sfumare a fuoco alto.
Una volta abbassato nuovamente il fuoco unire i fichi precedentemente tagliati a dadini e fare cuocere “all’onda” – ovvero in costante irrigazione – . A metà cottura unire l’altra parte dei fichi.
Quando il risotto sarà cotto lasciatelo riposare per circa 5 minuti a fiamma spenta con una noce di burro.
Mescolare e servire con il fico aperto a fiore che avevate messo precedentemente da parte al centro del piatto a mo di coreografia. Per far questo dovete lasciare il fico con il picciolo originario, altrimenti le parti del frutto si dividono.
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