U TOCCU, IL RAGU’ GENOVESE

Il toccu che si legge “tuccu” in dialetto genovese -, letteralmente tocco di carne è assieme al pesto genovese, la salsa di noci, la salsa d’aglio e la salsa di pinoli uno dei sughi tradizionali che fanno parte del patrimonio della gastronomia ligure

In Italia ci sono molte varianti di quello che internazionalmente è conosciuto con ragù. Questa salsa, come in tanti piatti della tradizione regionale italiana, è legata al microcosmo che si è sviluppato intorno ai territori e ai suoi prodotti. 

Se il più conosciuto è il ragù bolognese, anche all’estero, il toccu è a pieno titolo la versione tradizionale genovese.

La preparazione di questa salsa è arrivata ai giorni nostri grazie alla trasmissione orale, di generazione in generazione, delle famiglie liguri. Il toccu è sempre stato il sugo per eccellenza delle feste e il condimento ideale per i ravioli si accompagna molto bene anche con i taglierini o i croxetti -quest’ultimi sono un formato di pasta tipicamente ligure-.

Ma vieniamo alla nostra ricetta!

TOCCU GENOVESE, CHE INGREDIENTI USARE? (per 4 persone)

  • 6 etti di carne di vitello intera*
  • 30 gr. funghi porcini secchi 
  • 20 gr. pinoli
  • 2-3 carote (secondo la grandezza)
  • una cipolla bianca
  • un gambo di sedano
  • 1 spicchio d’aglio (facoltativo)
  • 2-3 biccheri salsa di pomodoro
  • 1 bicchere vino rosso fermo, preferibilmente ligure.
  • brodo di carne o vegetale q.b.
  • sale e pepe q.b.
il toccu genovese di ImmersioneinCucina, ingredenti principali
il toccu genovese di ImmersioneinCucina, ingredenti principali

attrezzatura da cucina

  • miniprimer o trita-tutto (facoltativo)

TAGLI SCELTI

* Per la realizzazione di questa ricetta è importante scegliere il taglio adatto di carne. Vanno bene le parte del bovino adatti alle lunghe cotture, in grado di sciogliersi durante la cottura e più precisamente sono ideali le carni a fianco del collo dell’animale. Per non sbagliare chiedete consiglio al vostro macellaio di fiducia.

TOCCU GENOVESE, COME SI FA?

Il segreto per ottenere un buon tocco è la lunga cottura a fuoco basso, la carne deve cuocere sobbolendo leggermente. Questa preparazione richiede tempo e dedizione, non è sicuramente una ricetta per chi ha fretta.

Per avere un risultato ottimale fate riposare la salsa prima di servirla. E’ una di quelle preparazioni che si apprezzano meglio il giorno dopo.

il toccu genovese di ImmersioneinCucina, passaggio n.8.
  1. Mettete in acqua tiepida i funghi e fateli rinvenire, lasciateli in ammollo per almeno mezzora.
  2. Affettate carota, sedano e cipolla per fare il soffritto -che è la base della salsa- , mettere il preparato in un tegame e farlo rosolare leggermente per circa 10 minuti a fuoco lento.
  3. Aggiungete i funghi -che intanto avrete scolato e tritato grossolanamente- e i pinoli e fate cuocere ancora per circa 5 minuti.
  4. Unite il pezzo di carne e fatelo rosolare a fuoco vivo, girandolo spesso. Deve risultare una cottura omogenea su tutti i lati, questo è fondamentale per un buon toccu!
  5. Aggregate il vino rosso e sfumatelo. Salare e pepare quanto basta.
  6. Per ultimo aggiungete la salsa di pomodoro e il brodo fino a coprire il pezzo di carne. Quando il preparato raggiungerà il bollore, aggiustate di sale e pepe (se necessario) e abbassate il fuoco. Mettete il coperchio e fate cuocere per circa 1 o 2 ore a seconda della grandezza del pezzo di carne. Controllate e girate spesso il toccu.
  7. Il vostro toccu è pronto quando con il cucchiaio da cucina riuscirete a spezzare e a sciogliere la carne negli altri ingredienti. La salsa deve risultare corposa, densa, piena di sapore ma non troppo asciutta!
  8. Se preferite un ragù a pezzi piccoli travasate la carne in un miniprimer e frullatelo lievemente.

TAG E PAROLE UTILI

Vi affascina la gastronomia ligure? Non dovete far altro che cliccare nei tag o cercare la parola chiave all’interno del blog sapori di liguria o cucina ligure e scoprirete altre ricette e storie della nostra terra.

TORTA PASQUALINA ligure

ImmersioneinCucina in occasione delle festività pasquali vi propone un classico della cucina genovese, la torta pasqualina. Una preparazione regina delle tavole di Pasqua accanto all’uovo di cioccolato e la colomba.

In tutto il nostro Paese, l’Italia, si producono preparazioni simili con i più svariati ingredienti che prendono denominazioni diverse. In Liguria (e anche nei territori francesi di confine della Costa Azzurra e della Provenza) troverete delle vere e proprie torte di verdure. 

TORTA PASQUALINA, LA VERSIONE CON I CARCIOFI

Quella che vi proponiamo noi oggi è la versione con i carciofi che si discosta dalla classica con le bietole, più povera e per questo più comune nei tempi passati quando le campagne erano piene di questi ortaggi e i carciofi non erano alla portata delle tasche di tutti.

In Liguria e a Genova le torte di verdura hanno una tradizione antichissIma e quella di carciofi, preparata tradizionalmente per Pasqua (ma consumata dagli abitanti locali per tutta la bella stagione primaverile), era consumata già in particolare nelle tavole dei ricchi mercanti e dei nobili della gloriosa Repubblica Marinara di Genova.

La tradizione vorrebbe che le sfoglie di questa torta di verdure salata siano 33 come gli anni di Gesù ma ovviamente nella stragrande maggioranza dei casi oggi ci si accontenta anche di meno, di solito 4 o 6 strati.

Ma veniamo alla nostra ricetta!

CHE INGREDIENTI USARE? 

  • 600 gr. farina (in alternativa la pasta già pronta)
  • 12 carciofi di Albenga
  • 300 gr. prescienseua
  • 50 cc latte
  • 4/5 uova
  • 80/100 gr. burro
  • 1 cipolla bianca novella 
  • Un bicchiere di olio EVO taggiasco .
  • 1 spicchio d’aglio
  • 1 scalogno
  • sale, pepe acqua q.b.

Attrezzatura da cucina

  • teglia da forno misura 22-24 cm

CONSIGLI PER LA PREPARAZIONE

Il formaggio fresco per eccellenza nella cucina ligure è la  prescinsêua, una cagliata tipica delle valli dell’entroterra genovese, della consistenza tra lo yogurt e la ricotta di sapore tendente all’acido. Utilizzato per molte preparazioni tra cui le torte di verdure. Nella nostra regione è ancora facilmente reperibile grazie al rinnovata produzione delle imprese locali attenta ai prodotti tradizionali e regionali.

Se volete preparare questa ricetta fuori regione o si vi trovate fuori Italia potete sostituire questo ingrediente con una cagliata di formaggio diversa o con della ricotta, meglio di capra o di pecora più vicina al sapore originale al prodotto originale e più digeribile.

La stessa cosa con l’olio e i carciofi. Noi abbiamo usato i prodotti della nostra terra, l’olio extravergine DOP della riviera ligure e i carciofi violetti che provengono dalla carciofaie della piana di Albenga, città della costa ligure. In alternativa si può usare un olio extravergine diverso, l’importante è che sia dai sentori poco fruttati e dal gusto morbido e delicato. Il nostro consiglio sui carciofi è di usare una varietà tenera, sicuramente il vostro verdurai di fiducia vi saprà consigliare.

torta pasqualina, collocazione delle uova intere crude.
torta pasqualina, collocazione delle uova intere e crude.

COME SI FA?

La torta pasqualina è una ricetta di altri tempi, prepararla in casa necessita tempo e amore ma è una soddisfazione crearla con le proprie mani.  E’ ottima sia calda che fredda e funge sia da antipasto che da secondo.

  1. Potete preparare la sfoglia da voi amalgamando la farina, due cucchiai d’olio, un pò di acqua e il sale, poi dividete in l’impasto in tanti pezzi quante sono gli strati di pasta che volete fare e  lasciateli  riposare coperti per almeno un’ ora. Se disponete di poco tempo potete usare la pasta brisée o la pasta sfoglia già pronta.
  2. Lavate i carciofi, togliere la parte iniziale, tagliarli a fette sottili e metterli in acqua con del succo di limone e quindi scolarli.
  3. Soffriggete in olio la cipolla, unire i carciofi e fare insaporire il tutto 2-3 minuti.  Successivamente spruzzare un goccio di vino bianco (facoltativo) e farlo evaporare. Dopo di ché  aggiungere un pò di acqua e mettere il coperchio. Cuocere 20 minuti e lasciare riposare.
  4. Quando il preparato si è raffreddato, aggiungere il parmigiano, il sale,  il pepe e mescolare. 
  5. Nel frattempo unire il latte alla ricotta, mescolare bene e aggiungerla alla prescienseua. Tenere da parte.
  6. Prendete una teglia da 22 o 24 cm e alta 3 cm foderatela con carta da forno. Posare il primo disco di pasta, facendo attenzione che questo sia più largo di 1 cm rispetto al contenitore. Spennellare di olio e posare  il secondo disco che deve essere di uguale dimensione rispetto al primo. Bucherellare il fondo servendosi di una forchetta.
  7. Aggiungete il  composto di carciofi facendo attenzione a non superare i bordi dell’impasto, livellare e versare sopra il preparato di prescienseua  stendendolo  in maniera omogenea.  
  8. Con un  cucchiaio scavare delle “fossette”, collocare in ognuna l’uovo crudo intero. Aggiungere un pizzico di sale.  
  9. Ritagliare un disco di pasta della dimensione interna del tegame, posarla delicatamente sull’impasto, spennellare con l’olio e posarvi un secondo disco della stessa dimensione. Iniziate a “orlare” i bordi  unendo i quattro strati di pasta,  lasciare uno spazio tra i due strati superiori per inserie una cannuncia. Chiudere e soffiare con forza.  La pasta, cosi facendo, assumerà l’aspetto di una cupola. Infornare rapidamente (pena lo sgonfiamento della pasta).
  10. Cuocere in due tempi, prima a 180° gradi per 25 minuti e poi abbassare a 170° gradi per altri 25 minuti. Verso  fine cottura porre attenzione a che la superficie della torta non scurisca eccessivamente.

TAG E PAROLE CHIAVE

Siete interessati alle nostre storie e ricette dedicate alle festività? Continuate la lettura sul tema tramite il tag o la ricerca all’interno del blog della parola chiave ricette delle feste.

LA mesciua LIGURE.

LA MESCIUA SPEZZINA, ZUPPA DELLA TRADIZIONE POPOLARE LIGURE

Oggi vi parliamo di un piatto della cucina ligure adatto al periodo invernale, la mesciua – o mes-ciüa in dialetto ligure- de La Spezia.

Ci siamo ispirati al luogo natio della mamma di Igor che durante la sua infanzia spesso frequentava, insieme alla famiglia d’origine, le osterie popolari della città come l’ antica osteria da Caran o l’antica osteria Negrao -attive ancora oggi- gustando con piacere questa specialità spezzina.
Ed è per questo che abbiamo deciso di farle un regalo gastronomico preparandole la ricetta della sua infanzia, riportandole alla memoria i sapori della sua terra.

LE ORIGINI.

Questa zuppa della tradizione popolare è a base di legumi e grano del levante ligure e richiama la cucina povera, anche se povera di sapori realmente non è. Anzi può essere un vero toccasana capace subito di riportarti al caldo tepore familiare, persino nelle giornate più uggiose.
Leggenda vuole che probabilmente la mistura della preparazione sia nata da una dispensa con insufficienti fagioli per preparare una fagiolata e neppure abbastanza grano per panificare o ancora che sia frutto di una raccolta di granaglie sfuggite dai sacchi durante le operazioni portuali e che le sapienti donne dell’epoca per mettere in tavola un piatto nutriente abbiano fatto cuocere tutti gli ingredienti insieme formando così quella che oggi conosciamo come mes-ciüa.

Al giorno d’oggi da piatto della cucina povera per eccellenza questa zuppa è stata elevata a specialità del territorio e si può gustare specialmente nelle osterie di antica tradizione in provincia di La Spezia.

A voi la ricetta della tradizione che potrete replicare facilmente a casa.

La mesciua ligure, piatto della tradizione popolare di La Spezia a base di legumi e grano.
La mesciua di ImmersioneinCucina, gli ingredienti fondamentali

CHE INGREDIENTI USARE?
(per 6 persone)

  • 200 grammi di ceci secchi
  • 300 grammi di fagioli canellini secchi
  • 100 grammi di farro
  • Olio extra vergine q.b
  • Sale e pepe q.b.

I NOSTRI CONSIGLI

Noi consigliamo di abbinare un olio extra vergine dai sentori fruttati intensi, dal gusto potente dall’ amaro e piccante piuttosto spiccato che risaltino il sapore dei legumi.
Per i fagioli se non trovate i cannellini potete sostituirli con altre varietà della vostra zona ma l’importante è che siano di piccole dimensioni.

COME SI FA?

  1. La sera prima mettere in ammollo i ceci e i fagioli in contenitori separati con un litro d’acqua l’uno.
  2. La mattina dopo scolare i ceci e farli cuocere in abbondante acqua leggermente salata.
  3. Dopo 15 minuti aggiungere il farro.
  4. Dopo 30 minuti scolare i fagioli e cuocerli in una pentola diversa per 40 minuti.
  5. Trascorso questo tempo aggiungete i fagioli alla pentola dei ceci e farro. Prestate molta
    attenzione all’acqua, deve esserci complessivamente un litro e mezzo di liquido. Aggiustate di sale e
    pepe.

La mes-ciüa va servita a caldo e condita con un pizzico di sale e un filo d’olio a crudo.

TAG UTILI E PAROLE CHIAVE

Vi affascina la gastronomia ligure? Non dovete far altro che cliccare nei tag o cercare la parola chiave all’interno del blog ricette della tradizione o cucina ligure e scoprirete altre ricette e storie della nostra terra.

le ruette liguri (canestrelli)

I CANESTRELLI liguri (RUETTE) di famiglia

Delle ruette, nome genovese dei più conosciuti canestrelli, si hanno notizie fin dal 1300 e la loro la produzione è da sempre avvenuta nelle zone dell’ entroterra ligure e nel basso piemonte.

Tuttavia i primi canestrelli erano più ciambelle di grandi-medie dimensioni -appunto una sorta di canestro o cestino come sta ad indicare il termine- più che dolcetti e venivano prodotti nella versione salata o in alternativa leggermente dolce. Ne esisteva anche specialità più piccola e raffinata composta di pasta di mandorle prodotta dai confettieri.

Dall’Ottocento in poi si diffonde nel territorio ligure la versione di pasta frolla a forma di fiore odierno.

I CANESTRELLI LIGURI, TANTE VARIANTI IN UN SOLO TERRITORIO REGIONALE

I più conosciuti sono i canestrelli di Torriglia dei quali è arrivata ai giorni nostri una ricetta originale del 1820 ma di questa ricetta una moltitudine di paesi del genovesato ne rivendica la paternità.

E’ infatti nelle vallate dell’entroterra di Genova dove vi è la rivalita più accessa. Oltre la località di Torriglia, i canestrelli sono prodotti storicamente anche a Montebruno, Montoggio, Voltri e nella località di Acquasanta di Mele nel genovese.

Fuori da questo territorio la tradizione dei canestrelli si è radicata ed espansa con altre varianti. Si trovano ad Arenzano o a Sassello in provincia di Savona e anche in provincia di Imperia, dove vi si ricontra la presenza dei canestrelli a Laigueglia e a Taggia. In quest’ultima paese ligure esiste ancora la versione salata con l’inconfondibile sapore donato dall’olio di oliva taggiasco del luogo.

LA NOSTRA RICETTA

Noi di ImmersioneinCucina, dopo svariati tentativi, siamo riusciti a fare i nostri.
Attenzione a non farvi ingannare da questi biscottini, farli in maniera gradevole e soffice non è stata per niente un’impresa semplice. Ci vuole dedizione e pazienza, e anche noi abbiamo dovuto incassare qualche sconfitta.
Per facilitarvi il lavoro pubblichiamo la ricetta delle nostre ruette, il resto lo faranno le vostre mani e la vostra fantasia.

CHE INGREDIENTI USARE?

  • 450 g di farina tipo1
  • 50 g farina di fecola d patate
  • 250 g burro
  • 125 g burro salato
  • 200 g zucchero
  • 4 tuorli di uovo
  • 1 g vanillina
  • Pizzico di sale
  • 1 fialetta per dolci aroma rum o 1 cucchiaio di Rum bianco
  • zucchero a velo a piacere.

COME FARE?

  1. Mettere in planetaria (o impastare a mano) le farine setacciate con lo zucchero, il sale e la vanillina e mescolare con la frusta K.
  2.  Unire il burro morbido a pezzetti alternando con i tuorli d’uovo – uno alla volta- e poi l’aroma al rum. Impastare senza fare scaldare (bassa velocità) fino ad ottenere un composto liscio e morbido.
  3. Togliere l’impasto, fare palla, avvolgere in pellicola e mettere in frigo a riposare per almeno 45 minuti.
  4. Prendere un pezzo alla volta di impasto dal frigo e stendere con il mattarello una sfoglia alta 1 cm.
  5. Con l’apposito stampino ricavare i canestrelli e metterli, distanziati tra loro, su una leccarda con carta da forno. Riusare  i pezzi di pasta di scarto, impastandoli velocemente e tirarli a sfoglia per fare altri Canestrelli.
  6. Infornare a 170/180°, preriscaldato, e cuocere per 15/20’; fare molta attenzione che non prendano troppo colore. Eventualmente a metà cottura coprirli con stagnola.
  7. Toglierli dal forno appena iniziano a prendere colore. Dopo 2/3’ toglierli dalla leccarda e fare raffreddare su griglia. A piacere spolverizzare con zucchero a velo.
canestrelli liguri
i canestrelli pronti (ruette liguri) di ImmersioneinCucina

COME DEGUSTARE I VOSTRI CANESTRELLI?

E’ meglio far raffreddare i canestrelli sull’apposita griglia, restano più friabili. Se si tolgono dalla leccarda calda ciò li farebbe seccare. Volendo si può spolverizzare i canestrelli appena sfornati, con zucchero a velo.

I canestrelli sono un ottimo dolce a fine pasto da accompagnare con un moscato o un passito o semplicemente con un caffè. In generale vi faranno fare una bella figura in ogni occasione dalla colazione allo spuntino.

TAG UTILI E PAROLE CHIAVE

Vi affascina la gastronomia ligure? Non dovete far altro che cliccare nei tag dell’articolo o cercare all’interno del blog la parola chiave cucina ligure o ligurian food e scoprirete altre ricette e storie della nostra terra.

LA STROSCIA DI PIETRABRUNA

La stroscia di Pietrabruna  riporta Igor agli anni dell’infanzia, quando da ragazzino con la famiglia si recava in una località di mare di nome San Lorenzo al Mare, ubicata in provincia di Imperia -una delle quattro città capoluogo della Liguria -.

Nell’entroterra di San Lorenzo c’è un piccolo paesino -Pietrabruna- dove il giorno della sagra patronale si può assaggiare, oltre agli ottimi ravioli casalinghi, questa torta tradizionale a base del prodotto tipico della zona: l’olio di oliva extravergine ricavato dalle olive taggiasche.

Di questa ricetta storica si sa che all’origine si usava una farina impastata con acqua e con una procedura che prevedeva cinque giorni di riposo dell’impasto sotto varie coperte nel punto più riparato della casa.

Oggi la stroscia ha ricevuto la Denominazione Comunale (De.Co), il riconoscimento dalla amministrazione comunale ai prodotti strettamente collegati al territorio e alla sua comunità e la si trova nei migliori ristoranti della Riviera di Ponente ligure.

Ebbene, questo squisito dolce è piaciuto a tal punto alla nostra famiglia che abbiamo provato a riprodurlo e l’abbiamo perfezionata negli anni. Questa è la nostra ricetta!

LA STROSCIA DI PIETRA BRUNA, DOLCE LIGURE CON L’OLIO TAGGIASCO

CHE INGREDIENTI USARE? (Per 10 persone persone)

  • 1kg  di farina 00 di grano tenero
  • 1 bustina di lievito
  • 1/2 litro d’olio extravergine di olive taggiasche
  • 250 grammi di zucchero
  • 1 bicchiere di vermouth o marsala
  • Scorza grattugiata di 1 limone
  • Una manciata di zucchero a velo.
stroscia ligure


COME SI FA?

  1. Passare la farina al setaccio e mescolarla con lo zucchero e il lievito
  2. Formare la classica “fontana” sulla spianatoia , aggiungere l’olio al centro e iniziare a impastare
  3. Aggiungere il bicchiere di liquore e la scorza di limone grattugiata
  4. Stendere l’impasto in una teglia unta d’olio e coprirla di zucchero a velo o zucchero semolato
  5. Infornare a temperatura media (180-200  gradi) per 30 minuti.

Si mangia spezzandola con le mani.

TAG ULTILI E PAROLE CHIAVE

Vi affascina la gastronomia ligure? Continuate la lettura sul tema tramite il tag o la ricerca all’interno nel blog della parola chiave cucina ligure .

GASTRONOMIA UMBRA, alla scoperta di un territorio.

Siamo andati, zaino in spalla, alla scoperta di una regione stupenda che ci è rimasta nel cuore l’Umbria e della sua gastronomia

Questa regione oltre ad avere tanti posti bellissimi, pieni di pace e tranquillità, ha una delle migliori cucine regionali del nostro paese.

UNO STILE DI VIAGGIO SLOW DEDICATO ALLA CONOSCENZA DEL TERRITORIO

Per noi di ImmersioneinCucina viaggiare significa anzitutto abbandonsarsi alla conoscenza del territorio, questo vuol dire anche una vera e propria immersione nella cultura gastronomica dei luoghi,

Anche questa parte del centro-italia non ha fatto eccezzione: abbiamo visitato le maggiori città e minori paesini e, come nostro solito, siamo andati in cerca delle osterie più tipiche e di qualche ristorante stellato per godere al massimo l’esperienza anche dal punto di vista enogastronomico. 

Vi consigliamo di fare la stessa cosa in ogni posto che andate, non cercate i piatti già conosciuti ma siate curiosi dei piatti locali. Ne deriverà senz’altro una ricchezza culturale perchè è soltanto conoscendo anche i prodotti e la cucina di un territorio si conosce veramente un popolo.

In 10 giorni siamo passati dalla degustazione del famoso vino rosso Sagrantino di Montefalco -arrampicandoci fino alla piazza principale del Paese- assaggiato in tutte le salse il tartufo nero di Nocia, la cioccolata nel perugino, le zuppe di cereali e legumi locali e degustato in varie forme la carne di razza chianina del posto, i salumi e la cacciagione. Compreso il piccione!

Una cosa è certa, è difficile mangiare male in Italia, ogni zona i suoi piatti tradizionali, ogni territorio i suoi prodotti alimentari specifici. E’ anche questo il bello del nostro Paese. 

GASTRONOMIA LOCALE SAPORI, GUSTI, PROFUMI DA NON PERDERE

  1. La carne e selvaggina sono il cuore della cucina regionale. Non importa se cinghiale, piccione, animali da cortile, carni bovine di razza chianina o maiale, la troverete ovunque e in mille modi. Gli umbri sono specializzati nella produzione fin dal medioevo infatti e nata da qui il nome norcino ossia salumiere dalla città umbra di Norcia.
  2. L’altra specialità da assaggiare almeno un paio di volte sono le zuppe di legumi e cereali. Una vera delizia per il palato.  In Umbra le minestre di legumi sono preparate dalla notte dei tempi, sono secoli e secoli infatti che le popolazioni locali preparano dentro contenitori di terracotta (particolarmente indicati per queste preparazioni) questi alimenti ricchi di proteine, economici e disponibili in ogni stagione dell’anno.  In questo contesto da segnalare le lenticchie di Castelluccio e la cicerchia di Serra de Conti – un tipo particolare di legume locale- e il grano saraceno delle zone montuose della Valnerina.
  3. Ovviamente non dimenticate di accompagnare queste pietanze con un bel calice di Sagrantino che può anche essere gustato al fine pasto come passito con i suoi biscottini tipicii tozzetti.  

TAG UTILI E PAROLE CHIAVE

Vi piace viaggiare con noi? Continuate la leggerci su questo tema tramite i tag o la ricerca all’interno del blog delle parole chiave viaggi gastronomici o turismo gastronomico . Vi porteremo in tanti altri luoghi italiani e non.